
Prestiti alle imprese ancora bloccati. E’ ciò che risulta dai dati diffusi dalla Banca d’Italia. Nel mese di novembre 2012, infatti, si è registrata una flessione dei prestiti alle società italiane non finanziarie del 3,4% su base annua. Il dato è particolarmente allarmante e conferma un andamento discendente delle variazioni che dura ormai da sette mesi.
La verità, come ha spiegato da Francoforte il numero uno della Bce Mario Draghi, è che c’è ancora una forte avversione al rischio che genera una restrizione dell’offerta di credito. Sembrerebbe, inoltre, che le banche non abbiano recepito la diminuzione dello spread e offrono prestiti e mutui a tassi incredibilmente alti. Questo comportamento, per quanto possa essere stato comprensibile nel periodo in cui lo spread Bce-Bund era a 537 punti, diventa inammissibile oggi che è meno della metà e, comunque, dopo l’imponente iniezione di liquidità di alcuni mesi addietro da parte della Bce a molte delle banche italiane.
Con questo non voglio dire di ritenere obsoleto il concetto di valutazione prudenziale delle condizioni delle imprese. Ma ritengo che le Pmi debbano essere valutate per quello che sono: le imprese sane e con ampi margini di sviluppo devono essere riconosciute tali e, pertanto, devono ricevere il giusto finanziamento a tassi ragionevoli e comunque alle correnti condizioni di mercato.
Le imprese, anche quando le banche limitano l’accesso al credito, non possono permettersi di bloccare gli investimenti. Poiché il blocco degli investimenti per un’azienda significa l’inizio della fine. Quali soluzioni, allora, di fronte ad una situazione che per le imprese rappresenta una zavorra? Personalmente riesco a vederne tre:
- il Ministero dell’Economia e delle Finanze stipula convenzioni con le banche per l’erogazione di finanziamenti a tassi agevolati;
- le imprese possono autofinanziarsi cercando capitali nel mercato in cui operano tramite l’emissione di titoli obbligazionari;
- si restituiscono gli accantonamenti TFR che con la riforma del 2007 sono stati inopportunamente tolti alle imprese.
La parola ai lettori. Secondo voi, quali potrebbero essere le soluzioni per rilanciare le imprese?
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