Economia italiana più solida: merito della Bce non della politica

Fabrizio Saccomanni
Fabrizio Saccomanni

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni in questi giorni si è presentato a Washington e a New York nella qualità di rappresentante politico del governo. Rivolgendosi agli investitori ha evidenziato la compattezza nella maggioranza di governo e il conseguente miglioramento dell’efficacia dell’azione governativa. Frasi ovvie, quasi scontate, ma che assomigliano molto ad una campagna di marketing.

Quanta stima ha l’America dell’Italia e cosa pensano di noi gli americani? Non è facile avere risposte soddisfacenti ma le domande che si pongono investitori, analisti e operatori di mercato dovrebbero lasciare riflettere. Dall’incontro del ministro Saccomanni a Washington e a New York, infatti, è venuta fuori una serie di dubbi che, a mio parere, svelano la vera espressione di chi, rispetto all’Italia, è avanti mille anni luce.

Le domande che gli esperti oltralpe si pongono riguardano la solidità del governo dopo i recenti cambiamenti nel Pdl e in previsione di quelli che verranno all'interno del Pd. Il timore è la debolezza di fondo che si percepisce nel governo Letta, in particolare nella capacità di portare a termine le riforme promesse.

Saccomanni ha presentato un bel pacchetto-Italia, ha corteggiato gli esperti della finanza internazionale sostenendo che il periodo di incertezza politica è finito, che adesso c'è una maggioranza chiara e questo dovrebbe contribuire a offrire un po' di serenità ai mercati. Inoltre l'aumento degli investimenti pubblici, la spending review e il piano per ridurre i tempi per la Giustizia Civile si tradurranno in un aumento della crescita i cui effetti saranno visibili a partire dal quarto trimestre dell'anno. Le privatizzazioni porteranno circa dodici miliardi di euro che saranno destinati a ricapitalizzare la Cassa Depositi e Prestiti e a estinguere una parte di debito pubblico.

Questa storia della politica che, da sola, è in grado influenzare o condizionare i mercati è da chiarire. E' evidente che ad alimentare il trend positivo non sia stata la politica ma, in maniera molto più incisiva, la Bce e, in particolare, il suo massimo rappresentante Mario Draghi che, mesi addietro, ha saputo proferire le parole giuste per fare abbassare lo spread.

Tuttavia, a dispetto di quanto affermato dal ministro dell'Economia, se è vero che le cose sono visibilmente migliorate è anche vero che strada da fare ancora ce n'è. Osserviamo l'attuale situazione economica e confrontiamola con quella del recente passato. Quale delle due è la peggiore? Fino a qualche mese fa sentivamo parlare solo di Ici. Adesso c'è Imu, Tares, Trise, Tari, Tasi, Tuc, Taser e prossimamente anche la Iuc. Fino a pochi mesi fa il termine acconto stava a indicare un pagamento parziale anticipato. Nei rapporti commerciali l'acconto è solitamente compreso tra il 20% e il 33% del prezzo del bene o del servizio che si commissiona. Per il fisco italiano fino a qualche mese fa l'acconto era pari al 100% dell'imposta (mi sto riferendo all'acconto delle imposte che annualmente deve essere corrisposto all'Erario). Quest'anno siamo andati oltre: con il termine acconto, infatti, si intende il pagamento del 102,50% dell'imposta (ne sanno qualcosa le imprese che devono versare l'Ires il prossimo 10 dicembre). Adesso ditemi voi, alla luce di tutto questo, in quale sistema economico sano c'è bisogno di inventarsi tasse, imposte e balzelli vari o richiedere un acconto che vada ben al di là del prezzo delle imposte?

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