
L’intelligenza artificiale consiste in una forma di tecnologia, da pochi anni in forte sviluppo, che integra il lavoro umano in alcuni processi. Prova a immaginare alcune attività ripetitive e noiose. Adesso è possibile delegare queste attività all’intelligenza artificiale affinché gli operatori possano dedicarsi alle attività più produttive. È, quindi, ormai certo: l’intelligenza artificiale inciderà inevitabilmente sulle imprese. Ciò che adesso conta è che questo impatto sia positivo. In questo articolo troverai una mia riflessione su come l’impatto dell’intelligenza artificiale possa incidere positivamente sulle imprese.
C’è stato un periodo della mia vita, ormai risalente a qualche decina di anni fa, in cui mi occupavo di programmazione e sviluppo di software gestionali per le imprese. Insomma, gli imprenditori avevano necessità di informatizzare un processo amministrativo e io mi occupavo di sviluppare la soluzione migliore in grado di risolvere la loro problematica.
Se non conosci il fantastico mondo della programmazione, devi sapere che sono previste fondamentalmente 3 fasi:
- nella prima fase il programmatore e l’imprenditore individuano e affrontano il problema e, dopo avere trovato la soluzione migliore, definiscono le linee di azione;
- nella seconda fase il programmatore informativo si chiude nel proprio ufficio e inizia a scrivere il codice per la realizzazione del software;
- nella terza fase viene condotta una operazione di stress test.
In cosa consiste lo stress test?
Il programmatore deve trovare bug o errori nel codice sorgente che possano portare ad un crash del sistema oppure ad un risultato diverso da quello atteso.
Ecco, ammetto che questa fase era per me la più antipatica: dovevo mettere da parte tutta la mia creatività e iniziare caricare dati e informazioni random per vedere come reagiva il mio software. Una noia mostruosa!
La fase di stress test non è soltanto necessaria ma diventa quella più importante nel processo di programmazione e non può essere sottovalutata o condotta con superficialità. Eppure è una fase improduttiva: ti ruba del tempo che potresti facilmente dedicare alla realizzazione di un altro software. Ma va fatta. Punto.
A questo punto ti faccio una piccola confessione: se qualche decennio fa l’intelligenza artificiale non fosse stata soltanto argomento da libri di fantascienza, avrei certamente delegato ad essa la fase di stress test per dedicarmi allo sviluppo di un altro software gestionale.
L’intelligenza artificiale è sempre più integrata nei processi delle imprese. Secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il 53% delle grandi imprese utilizza ChatGPT o Copilot. Ad oggi il trend ha raggiunto cifre da capogiro: nel 2024 il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia valeva 1,2 miliardi di euro, con una crescita del 58% rispetto all’anno precedente.
L’intelligenza artificiale permette di ottenere risultati che fino a pochi mesi fa erano inimmaginabili ed è sfruttata dalle imprese per sviluppare progetti di data exploration, prediction & optimization systems (ossia sistemi di previsione della domanda, ottimizzazione dei flussi di trasporto o piani di produzione, identificazione di attività anomale o fraudolente) o di text analysis, classification & conversation systems soprattutto per la redazione di manuali o per semplificare le normative.
Dezgo, ad esempio, ti permette di generare e migliorare le immagini dei tuoi prodotti: se hai necessità di realizzare un catalogo fotografico degli articoli che vendi oppure se vuoi aggiornare le immagini dei prodotti che vendi sul tuo sito web, questo software fa proprio al caso tuo. Puoi utilizzarlo nella sua versione gratuita oppure nella versione avanzata che ti permette di raggiungere risultati incredibili.
È anche vero che, rispetto agli altri Paesi Ue, l’Italia avanza più lentamente. Eppure, le imprese che hanno acquistato una licenza AI hanno riscontrato un effettivo aumento della produttività. L’utilizzo, tuttavia, è molto prudenziale al punto tale da indurre le imprese a prendere consapevolezza dei rischi di un utilizzo non governato e a definire linee guida e regole ovvero vietare l’utilizzo di tool non approvati.
Altre perplessità provengono anche dai cittadini i quali, pur avendo maturato un’opinione positiva sul fenomeno dell’intelligenza artificiale, lamentano preoccupazione sulla manipolazione delle informazioni (i cosiddetti deepfake) e sull’impatto sul mercato del lavoro.
In effetti, l’utilizzo corretto dell’intelligenza artificiale potrebbe portare a diversi benefici non soltanto a livello economico ma anche ambientale e sociale. Ciò accade perché questa nuova forma di tecnologia riesce a fornire ipotesi e previsioni con un maggior grado di dettaglio e tenendo conto di una complessità di variabili.
Ma non solo.
In ambito imprenditoriale consente di ottimizzare le le operazioni, migliorare l’allocazione delle risorse e personalizzare le soluzioni digitali. Secondo l’Unione europea, l’intelligenza artificiale «può fornire vantaggi competitivi fondamentali alle imprese e condurre a risultati vantaggiosi sul piano sociale e ambientale, ad esempio in materia di assistenza sanitaria, agricoltura, sicurezza alimentare, istruzione e formazione, media, sport, cultura, gestione delle infrastrutture, energia, trasporti e logistica, servizi pubblici, sicurezza, giustizia, efficienza dal punto di vista energetico e delle risorse, monitoraggio ambientale, conservazione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ad essi».
Appare evidente, pertanto, adottare principi e misure che consentano di ridurre al minimo il fattore rischio ma senza privarsi dell’opportunità che l’intelligenza artificiale possa offrire. In tal senso, l’Unione europea con regolamento (UE) 13 giugno 2024, n. 2024/1689 del Parlamento europeo e del Consiglio ha dettato le regole armonizzate sull’intelligenza artificiale.
L’obiettivo è quello di dettare un quadro giuridico che sia uniforme e di ispirazione per i legislatori interni i quali osservano più da vicino il fenomeno per agevolarne lo sviluppo e l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale. Ciò che appare chiaro nel processo di regolamentazione dell’intelligenza artificiale è che ciascun legislatore non debba mai perdere di vista un importante punto di riferimento: l’adozione di un approccio antropocentrico dove l’essere umano assume preminenza centrale e superiore rispetto all’intelligenza artificiale che interviene a supporto del processo decisionale dell’individuo.
Alcuni Stati dell’Unione europea hanno preso in considerazione l’ipotesi di adottare regole nazionali per garantire un utilizzo dell’intelligenza artificiale in maniera affidabile e sicuro. Le normative che da qui a breve verranno introdotte saranno fondamentali per garantire un livello di protezione costante.
Di primaria importanza è la definizione di specifiche regole in materia di protezione delle persone fisiche. Che significa anche riservatezza nel trattamento dei dati personali. Appare opportuno, ad esempio, stabilire specifici limiti dell’uso dei sistemi di intelligenza artificiale per l’identificazione biometria.
Ora, se da un lato possono sorgere problematiche inerenti alla privacy degli individui che utilizzano l’intelligenza artificiale per fini personali, dall’altro emerge un’altra importantissima problematica, quella dell’alfabetizzazione dei sistemi IA. Sappiamo benissimo quanto l’intelligenza artificiale sia un insieme di algoritmi che archivia all’interno di un database una grandissima quantità di dati e informazioni, li processa, li elabora e successivamente li fornisce agli utenti che lo richiedono.
Alla base di un corretto funzionamento dell’intelligenza artificiale vi sono, quindi, i dati e le informazioni caricate e, soprattutto, la loro attendibilità. Un sistema di intelligenza artificiale deve essere, pertanto, istruito con informazioni veritiere e corrette altrimenti il rischio di diffondere fake news diventa veramente elevato.
È un po’ come si fa con un libro.
Se hai letto qualcuno dei miei libri potrai immaginare il mio sforzo nel riempire centinaia di pagine con informazioni utili. Le pagine dei miei libri sono piene di precisi riferimenti legislativi, spiegazioni della normativa, punti di vista e spunti di riflessione. E così, come accade nella scrittura di libro, anche l’intelligenza artificiale ha necessariamente bisogno di un umano che scriva le informazioni veritiere e corrette affinché possano essere elaborate dal sistema e offerte a chi fruisce del servizio.
In realtà, questo processo è già iniziato. Alcuni dei miei editori hanno deciso di affiancare al tradizionale testo scritto anche un sistema di intelligenza artificiale. E, guarda un po’, sono proprio io a istruire il sistema con contenuti aggiornati, affidabili e attendibili (sì ma non è che faccio tutto da solo, siamo uno staff molto ben affiatato). Per questo motivo, se sei un commercialista o il presidente di un Ordine e hai necessità di istruire il tuo sistema di intelligenza artificiale, credo tu abbia trovato il partner giusto. Possiamo sentirci telefonicamente, messaggi WhatsApp oppure tramite email. Ecco i miei contatti.
È, quindi, importante (e direi anche fondamentale) che l’alfabetizzazione di un sistema di AI sia delegata a soggetti in possesso delle necessarie conoscenze e competenze. Diversamente, il rischio di diffondere informazioni errate o addirittura fake news è altissimo.
Immagina ad esempio un sistema di intelligenza artificiale sviluppato per condurre attività di ricerca e sviluppo in ambito scientifico. Certamente tale sistema rappresenta un valido aiuto per tutti i ricercatori che hanno necessità di compiere tantissime operazioni e calcoli di probabilità. Un sistema di intelligenza artificiale progettato in tal senso consentirebbe ai ricercatori di risparmiare tempo e raggiungere risultati in tempi rapidissimi riducendo al minimo il rischio di errore. È quindi necessario che i dati caricati all’interno del sistema di intelligenza artificiale siano veritieri e corretti. Diversamente il risultato ottenuto sarà inattendibile e l’esito finale che ne verrà fuori sarà semplicemente una fake news.
Business plan e-commerce abbigliamento
€ 36,00 € 30,60

Business plan ristorante
€ 36,00 € 30,60

Business plan bar
€ 36,00 30,60

Business plan bed & breakfast
€ 36,00€ 30,60

Aggiungi un commento