
Le rimanenze sono una voce dell’Attivo dello Stato Patrimoniale e rappresentano l’insieme dei beni in giacenza in quanto non venduti o delle materie prime in attesa di essere trasformate in prodotti finiti. Solitamente vengono inserite in bilancio a seguito di un inventario.
Tuttavia le rimanenze finali appaiono anche fra i ricavi del Conto Economico in quanto rappresentano un valore aggiunto al magazzino della società. Per questo motivo, maggiori sono le rimanenze di magazzino più alti saranno i ricavi indicati dall’azienda.
Pertanto: le rimanenze finali rappresentano un componente positivo di reddito in quanto rettificano il valore di costi già sostenuti ma non di competenza dell’esercizio. Le rimanenze finali devono essere valutate al costo di produzione o al costo di acquisto, oppure al valore di mercato, se inferiore. Le rimanenze finali devono essere indicate nella sezione attivo dello stato patrimoniale e nel conto economico.
La gestione contabile delle rimanenze finali richiede la registrazione delle scritture di assestamento e di rettifica. Queste scritture servono a compensare il valore dei costi sostenuti per l’acquisto o la produzione dei beni rimasti in magazzino con il valore delle rimanenze finali. In questo modo si ottiene un risultato economico più veritiero e si rispetta il principio di competenza.
Immagina la società Alfa S.r.l. che al 31.12.n redige l’inventario dal quale emergono merci in magazzino per un valore di 10.000 euro. In contabilità la società dovrà indicare nell’Attivo dello Stato Patrimoniale la presenza delle merci e, in contropartita, il corrispondente ricavo.
In data 01.01.n+1, di contro, la società chiuderà il valore delle merci in magazzino, contabilizzando il saldo in Avere, mentre in contropartita registrerà il costo rappresentato dalle esistenze iniziali.
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