
La proposta di abbassare l’età pensionabile a 64 anni per tutti i lavoratori italiani ha riacceso il dibattito sulla sostenibilità del sistema previdenziale. Se da un lato l’idea può sembrare vantaggiosa per chi desidera uscire prima dal mondo del lavoro, dall’altro comporta conseguenze economiche significative per le finanze pubbliche e per il futuro delle generazioni più giovani. In questo articolo analizzo gli effetti della riforma, le criticità che emergono e le soluzioni concrete per tutelare il proprio percorso pensionistico. Se sei un lavoratore e vuoi capire come proteggere il tuo TFR e costruire una pensione integrativa solida, continua a leggere.
L’impatto della riforma sulla spesa pubblica
Secondo il Centro Studi di Unimpresa, anticipare l’età pensionabile a 64 anni comporterebbe un aumento immediato della spesa pensionistica, stimato in circa 40 miliardi di euro tra il 2025 e il 2029. Questo incremento deriverebbe dall’ingresso di circa 160.000 nuovi pensionati ogni anno, con una pressione crescente sul bilancio dello Stato. La spesa, in rapporto al PIL, passerebbe dal 15,3% previsto nel 2025 al 16,2% nel 2030, superando le stime attuali e generando uno scostamento strutturale che si manterrebbe costante fino al 2070.
Le conseguenze per il sistema previdenziale
La riduzione dell’età pensionabile non solo aumenterebbe il numero di beneficiari ma ridurrebbe anche il gettito contributivo, poiché una parte significativa della forza lavoro uscirebbe anticipatamente. Questo squilibrio tra entrate e uscite metterebbe a dura prova la capacità del sistema di autofinanziarsi, rendendo necessarie misure correttive per evitare il collasso. Anche se gli assegni pensionistici fossero più bassi, la loro durata media aumenterebbe, aggravando ulteriormente la pressione sulla spesa pubblica.
Rischi per l’equilibrio intergenerazionale
La riforma avrebbe effetti negativi anche sul piano macroeconomico e sociale. Il rapporto tra occupati e pensionati peggiorerebbe, riducendo il tasso di attività e il potenziale di crescita del Paese. Inoltre, si accentuerebbe la redistribuzione implicita tra generazioni, penalizzando i giovani e compromettendo la sostenibilità del sistema nel lungo periodo.
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